Conoscere l’intolleranza al lattosio in sei mosse
Alla scoperta dell’intolleranza al lattosio: sintomi, diagnosi, consigli dietetici.
Ci sono cose che deliziano il palato, come una fetta di un formaggio fresco sul pane, una nuvola di panna sulle fragole, una ciotola di yogurt alla frutta a colazione, una pizza margherita con un generoso strato di mozzarella filante da gustare con gli amici. Ma se dopo averli mangiati avverti qualche sgradito disturbo, potresti essere intollerante al lattosio, uno zucchero presente in latte e derivati facente parte della categoria dei cosiddetti FODMAPs, composto da galattosio e glucosio. Scoprilo in sei semplici mosse.
Primo step: interroga il tuo apparato
Quello gastrointestinale naturalmente: lì risiede una prima risposta. Il sistema digestivo ogni volta che ingerisci latte e derivati si ribella e manda segnali specifici quali dolore addominale, meteorismo, diarrea o stitichezza, gonfiore e flatulenza? Questi sintomi addirittura si accompagnano a stanchezza, cefalea, oppure compaiono eruzioni cutanee o si formano afte in bocca? Rivolgiti al medico per indagare le possibili cause: un’intolleranza al lattosio, certo, ma anche un’allergia alimentare, ad esempio alle proteine del latte.
Secondo step: valuta il tempo di reazione
Monitora quanto tempo il tuo organismo impiega a mandare un segnale di malessere dall’ingestione di alimenti che contengono il lattosio. Dopo circa mezz’ora ed entro più o meno due ore? I sintomi permangono per ore, addirittura giorni? Altra conferma che potresti essere intollerante al lattosio; se invece la reazione emerge molto rapidamente, dopo pochi minuti dall’aver mangiato un potenziale alimento incriminato, è più probabile che possa trattarsi di allergia alle proteine del latte.
Terzo step: scopri le differenze tra allergia e intolleranza alimentare
La diversità fra i due fenomeni è sostanziale, e conoscerla ti aiuterà a gestire meglio il problema. L’intolleranza al lattosio è stimolata dall’assenza totale o parziale di un enzima, la lattasi, che ha il compito di digerire lo zucchero del latte. È proprio questo enzima, presente in quantità abbondanti nei piccoli e prodotto dall’intestino tenue sotto l’impulso di une gene specifico, che permette ai lattanti e ai bimbi nella prima infanzia di nutrirsi di latte. Poi con l’avanzare dell’età la produzione di lattasi diminuisce, risultando a volte insufficiente a garantire la completa digestione del lattosio assunto con gli alimenti. Motivo per cui potrebbero insorgere problemi di intolleranza, che può manifestarsi inaspettatamente anche in età adulta (deficit di lattasi primario) a causa di una più marcata riduzione dell’attività dell’enzima, oppure diventare una intolleranza acquisita (deficit secondario di lattasi) indotta da problematiche tra cui Morbo di Crohn, colite ulcerosa, celiachia, infezioni da rotavirus, trattamenti chemioterapici.
Nell’intolleranza al lattosio non vi è alcun coinvolgimento del sistema immunitario, invece partecipe nel caso di reazioni allergiche alle proteine del latte. Ecco allora la comparsa, in soggetti allergici, di reazioni gastrointestinali simili a quelle dell’intolleranza, anche a seguito di una piccola quantità della sostanza “nociva” ingerita. Reazioni che però emergono rapidamente, dopo pochi minuti dall’introduzione nell’organismo del lattosio.
Quarto step: fai i test diagnostici
I soli sospetti non bastano per dire che sei intollerante al lattosio, occorre confermarli con delle indagini diagnostiche specifiche e appropriate: due test, gli unici validati scientificamente, l’H2-Breath test (o test del respiro) e il test genetico. Tutte le altre soluzioni diagnostiche alternative possibili, di qualsiasi natura e a qualsiasi organo si rivolgano, vanno evitate perché prive di ogni fondamento scientifico.
Il primo, il Breath test, come dice il nome si esegue sul respiro, più precisamente sull’aria espirata. E’ dunque un esame non invasivo, totalmente indolore ed economico che consiste nel soffiare in una provetta, dopo aver ingerito una quantità di lattosio disciolto in acqua. Attraverso l’analisi della composizione dell’aria espirata sia prima che dopo l’assunzione di lattosio è possibile capire se sia stato digerito adeguatamente oppure no.
Il test genetico, anch’esso di facile esecuzione, non invasivo e molto affidabile, si esegue su un campione di mucosa della bocca su cui si studia una specifica sequenza genetica. È consigliato in caso di Breath test positivo, di sintomi che si protraggano da tempo e di familiarità per intolleranza al lattosio al fine di definire la natura di un’eventuale intolleranza primaria o secondaria e ottenere una diagnosi completa. In assenza di sintomi, invece, il test può indicare una predisposizione genetica a sviluppare, prima o poi (ma non necessariamente), l’intolleranza al lattosio.
Quinto step: consulta un esperto
Riceverai consigli e raccomandazioni terapeutiche su cosa fare per gestire le tue esigenze nutrizionali e migliorare la tua qualità di vita tramite una correzione della dieta e delle tue abitudini alimentari. L’esperto “chiave” da consultare è un nutrizionista con cui impostare un corretto e sano piano alimentare che ha un duplice scopo: non scatenare reazioni di intolleranza ogni volta che ti siedi a tavola ed evitare che l’esclusione o la limitazione di alcuni cibi comporti il rischio di carenze nutrizionali. Oltre alla dieta, ti verrà anche detto di “auto-regolarti” sul limite di tolleranza al lattosio: ovvero dovrai capire fino a dove il tuo organismo accetta questa sostanza, impegnandoti a non superare questa soglia per non avere reazioni avverse.
Sesto step: resta informato
È l’ultima tappa, ma non meno importante. Scopri le eventuali altre opportunità che insieme alla dieta possono contribuire a farti stare meglio. Come, ad esempio, ricorrere all’assunzione di prodotti simbiotici, costituiti cioè da probiotici e prebiotici. Esistono specifici ceppi capaci di influire positivamente sulla composizione della flora intestinale, facendo in modo che quest’ultima, anziché fermentare il lattosio, possa digerirlo meglio. Poi diventa “masterchef” della tua cucina: educati a portare in tavola pietanze e ricette senza o a limitato contenuto di lattosio, secondo i consigli del medico referente o del nutrizionista, ma comunque altrettanto gustose e soprattutto sane. Non ti renderai affatto conto di mangiare “senza” qualcosa e sederti a tavola resterà un gran piacere!
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Scarica la mini guida con le informazioni utili sull’allergia al nichel, una problematica molto diffusa dal momento che questo metallo è presente pressoché ovunque: dagli utensili da cucina alla bigiotteria fino alle monete che abbiamo in tasca.